L’Eredità spirituale di Gregorio Magno tra occidente e oriente

Un’opera di notevole rilievo culturale in cui sono raccolti i migliori studi su Gregorio Magno (540 – 604)

 22,00




ISBN: 978-88-88163-543
Pagine: 386
Formato: 155x235cm
Anno: 2005
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Descrizione

In occasione del centenario della morte di Gregorio Magno (604 – 2004) è stato realizzato un importante simposio internazionale al quale hanno partecipato i migliori studiosi chiamati ad approfondire la figura e l’opera del grande monaco e papa. L’idea del simposio giunge da lontano e ha il suo punto di partenza in padre Benedetto Calati al quale si è debitori per le sue continue e stimolanti pubblicazioni sulla spiritualità di Gregorio Magno. L’intento era quello di richiamare l’attenzione degli studiosi, ma soprattutto dei giovani ricercatori, su un aspetto del patrimonio gregoriano spesso negletto negli ultimi anni. Si tratta della dimensione spirituale della fede, il primato dell’amore, che investe ogni aspetto: l’esegesi biblica, la riorganizzazione spirituale della Chiesa, la tensione missionaria dei monaci e la stessa riflessione teologica. L’amore e la tensione escatologica hanno condotto Gregorio a leggere la storia del mondo e della città di Roma, con tutto ciò che la città eterna poteva evocare in tempi così drammatici come lo erano i suoi, la storia della Chiesa e la propria storia personale, in prospettiva chiaramente escatologica. E’ sicuramente questa la nota di fondo di tutto l’insegnamento teologico gregoriano, che si esplicita nel poter e dover leggere la situazione drammatica del presente alla luce di situazioni analoghe già vissute dai popoli, e dal popolo di Dio in particolare, in altri momenti della “historia salutis”, con l’aggiunta di una nota di ultimatività ormai assolutamente indispensabile. Così scrive Gregorio nei suoi Dialoghi: “Le città si spopolano, le fortezze cadono a pezzi, le chiese bruciano, i monasteri e i conventi sono distrutti. I campi sono abbandonati dagli uomini e la terra, trascurata dall’aratro, giace desolata. Non vi abitano più contadini; gli animali selvatici hanno preso il posto di folle di uomini. Quello che succede in altre parti del mondo, non lo so; ma in questa terra dove viviamo, il mondo non solo annuncia la propria fine, ma addirittura già la mostra. Pertanto – prosegue Gregorio – è necessario che ci impegniamo a cercare le realtà eterne con tanto maggiore slancio quanto più ci rendiamo conto della impressionante fugacità dei bene transeunti. Dovremmo disprezzare questo mondo anche se per noi fosse pieno di attrattive, anche se appagasse il nostro cuore con la felicità. Ma dal momento che quaggiù siamo torchiati da tante calamità, siamo afflitti da sempre nuove avversità, ed ogni giorno vediamo moltiplicate per noi le sofferenze, che cos’altro ci grida (questo mondo) se non di non amarlo?” Un importante invito anche per noi oggi, al quale rispondono in modo competente i preziosi contributi raccolti nel presente volume.

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